giovedì 28 gennaio 2010

che bella cosa, 'na jurnata 'e sole!



Oggi, finalmente, dopo giorni e giorni di neve, è uscito il sole.
E' banale dirlo, ma è vero: illuminati dal sole, tutti i paesaggi assumono un aspetto diverso, più bello...
Perfino la neve sembra gioiosa.
E' quello che deve aver pensato anche un'anatroccolo, che si è divertito a lasciare le sue impronte sulla terraferma.
Tanto.... anche il mare è ghiacciato, quindi poco cambia... anzi: sulla neve fresca si scivola moooolto di meno!

Che notte, stanotte....

Non c'è che dire: qui in Danimarca sanno proprio come si vive.
Che sciocchi, noi, a voler fissare una "notte bianca" a settembre, quando l'aria è dolce e mite. Chi vorrebbe stare fuori tutta la notte, e magari andare a vedere l'alba da qualche terrazza famosa, come il Pincio o il Gianicolo? No, non ci sarebbe gusto, senza quel "brivido"..... di freddo che invece provano qui, oggi, giorno in cui i negozi resteranno aperti BEN fino alle dieci di sera (anzichè chiudere alle solite cinque e mezza) e ci sono due gradi sopra lo zero.
Gente... c'è, in giro, non si può dire nulla, e c'è perfino l'orchestrina jazz che prova a scaldare gli animi suonando "keep on smiling, baby..."
Ma non troppo, che sennò si ghiacciano i denti.

ma dico io....



.... mettetevi nei panni di un povero pulcino.
"Pio pio", direbbe da noi in Italia.
Però, se si trovasse in Danimarca, dovrebbe dire "pip pip", almeno stando al modo onomatopeico con cui ne parlano qui.
E cosa dire di quando diventa grande?
Nelle fattorie italiane, potrebbe emettere un orgogliosissimo "chicchirichì", muovendo la cresta rossa e svegliando tutti, ma guai a farlo in Danimarca!
"kykyliky" è il verso che, da queste parti, giurano di sentire appena svegli, birra o non birra.
Se poi, destato in qualche modo dal gallo, un cane gli volesse rispondere abbaiando..... da noi direbbe "bau bau", mentre qui emetterebbe un ferocissimo (ehm...) "vov vov"..... per poi proseguire, sgranocchiando un osso, con un "knor" (mai saputo che i cani danesi condissero il loro pasto col dado!).
Le pecore non belano, ma "melano": anzichè "bee", secondo i fini uditi nordici, il loro suono è "mæh". MAH.
La prossima volta che mi sentirò frustrata per il fatto di non parlare ancora danese, dovrò ricordarmi che, comunque, sono più fortunata degli altri animali: posso sempre cavarmela a gesti!

mercoledì 27 gennaio 2010

pubblicità palese



Lo so.
So che segnalare qui che è uscito (in anticipo di tre giorni sulla data normale!!!!) il numero di febbraio della rivista "sfogliamento" è una pubblicità spudorata.
Però, tecnicamente.... dato che è stata completata e messa online qui, dalla Danimarca, e che si è trattato di un qualcosa che ha tenuta occupata questa "romanadanese" per un po'.... magari per questa volta si può chiudere un occhio.
Anzi: si possono aprire tutti e due per andare a guardarla, a questo indirizzo:
buona lettura....

lunedì 25 gennaio 2010

il caffè dell'educazione



Un'altra lezione di civiltà.
Malgrado qui abbiano un caffè che grida vendetta al cospetto di tutte le "tazzulielle 'e cafè", si preoccupano che non si perda - almeno - l'aroma.
Per cui, in ogni supermercato vengono vendute confezioni di caffè in grani... e si trova la macchina per macinarlo.
Si apre la busta, si versa nel macinino (ovviamente con la granulometria regolabile) e si usa la stessa busta per raccogliere la polvere di caffè.
Non ho controllato, ma scommetterei che non ci sono telecamere puntate su quest'angolo (tra l'altro, guarda caso sempre un po' isolato) del supermercato.
Ci vorrebbe poco a sostituire la busta, uscendo con un incarto apparentemente innocuo nella borsa. L'unico modo per essere scoperti sarebbe avere busta e borsa bucati, e lasciare tracce tipo Pollicino.
Eppure no, non si fa. E ognuno può beneficiare di una "torrefazione dietro casa", che rende il caffè forse un po' migliore.... ma su questo potremmo discutere.

giovedì 21 gennaio 2010

misteri danesi....



I supermarket (anzi, "marked", come li chiamano qui) "di lusso" si distinguono dai discount anche per un curioso dettaglio: la presenza di una schiera di vaporizzatori sul reparto ortofrutta.
Se vi trovate in uno di questi negozi, e sentite un sibilo prolungato e inquietante, non preoccupatevi: non sta per spuntare un cobra tra le carote ed il prezzemolo.
Stanno solo cercando di ricreare un ambiente caldo-umido.
Questo piccolo angolo di tropico, però, avrebbe un senso se, come accade da noi, gli ortaggi fossero esposti nelle casse, pronti per essere presi e pesati.
Qui, invece, ogni esemplare è impacchettato e incellophanato nel suo bel preservativo (ops, sorry per il francesismo), impermeabile per definizione, e quindi non si accorge minimamente di questo sforzo. A che servirà, oltre che a far venire una gran nostalgia delle zone più calde del nostro mondo?

al confine tedesco


I leoni della vecchia farmacia di Tønder sono a dir poco perplessi, costretti come sono a restarsene immobili sotto la neve in una gelida giornata di gennaio. E dire che di inverni ne hanno visti davvero tanti, anche quando questo posto era ancora tedesco, tra il sedicesimo secolo ed il 1920, quando un plebiscito ha decretato (al 76%) che la città rimanesse tedesca, anzichè diventare danese... e fino alla riunione definitiva dei territori dello Jylland, prima della seconda guerra mondiale.

Chissà cosa avrebbero scelto loro. Chissà se sono contenti di trovarsi, ora, in una cittadina molto graziosa ma un pochino addormentata (che fosse colpa dell'inverno? Non lo escludo... non so come possa essere qui d'estate, me lo sono chiesto.... ed i tanti "vendesi" sulle vetrine dei negozi mi hanno suggerito un paio di ipotesi), o se avrebbero preferito rimanere in una città dalla quale sono partite talmente tante persone da creare addirittura un cognome, "van Tonder" (letteralmente... proveniente da Tønder), molto molto diffuso tra gli olandesi e in lingua Afrikaans.

Ad essersene andati, anzi, ad essere stati cacciati, da qui sono stati anche i frati francescani, tra il 1527 ed il 1532: si trovano le cronache su wikipedia, all'indirizzo http://en.wikipedia.org/wiki/Chronicle_of_the_Expulsion_of_the_Grayfriars#Chapter_3_Concerning_the_Friary_in_T.C3.B8nder

Di sicuro da queste parti ne sono successe di cotte e di crude: basti pensare che nella piazza principale c'è un monumento sotto al quale avvenivano le esecuzioni capitali!


l'anno gelato



Prima che i cambiamenti climatici facessero impazzire il tempo, i danesi avevano un modo per prevedere il comportamento dell'inverno: si basavano sullo "storico" degli anni precedenti, certi che si sarebbe ripetuto un certo ciclo.


Ad un inverno "caldo" ne sarebbe seguito uno "fresco", e a questo uno "freddo", per poi risalire verso il mite.


Lo scorso anno la neve è caduta solo a febbraio, e giusto una spolveratina, tanto per ricordare che qui siamo a pochi passi dal polo.


Quest'anno, invece, ha cominciato a nevicare a metà dicembre, e ancora non è intenzionato a smettere, tanto che tutti hanno già ribattezzato questo come "l'inverno gelato".


In effetti, basta darsi un'occhiata intorno per concordare: mucchietti di neve ovunque, laghi ghiacciati, e perfino il mare ha la sua bella crosta bianca.


C'è un isola, poco distante da qui, che si chiama Æbelø. Con la bassa marea ci si può andare a piedi, magari indossando un paio di scarpe impermeabili; se non si tengono in giusto conto le tabelle sigiziali, però, si rischia di dover tornare a nuoto.... e non è affatto bello, neanche d'estate.


In questi giorni si può essere molto, molto più elastici: il passaggio è gelato.


Ovvio, se non si vuole rischiare di dar vita ad una scena da film, cascando proprio dentro una spaccatura del ghiacchio appena creata, non è il caso di rischiare, ma.... non si può non immaginare quei primi ominidi che, probabilmente in una situazione del genere, magari un tantinello più fredda (anche se è proprio difficile immaginarlo, dato che sembra che Nostro Signore si sia dimenticata aperta la porta del grande frigo celeste) hanno attraversato a piedi i ghiacci tra un continente e l'altro, per scoprire "cosa c'è dall'altra parte".


Dall'altra parte non so.... ma da questa mi attendeva una macchina ben riscaldata, e, non avendo una folta pelliccia e non chiamandomi Lucy... non ho ceduto ai richiami dell'avventura.

Tanto, Æbelø la posso sempre vedere su Google Earth.


martedì 12 gennaio 2010

perplessità


"divertiti ora... chiedi scusa dopo" ????

godt nytår!!



Quest'anno, per capodanno ho voluto fare una cosa davvero trasgressiva, regalarmi una di quelle esperienze che non si dimenticano più per tutto il resto della vita. No, niente discoteca, anche se la "neve" c'era: sono salita sul punto più alto della Danimarca!

Un'esperienza estrema, dato che sono dovuta arrampicarmi fino a..... 170 metri sul livello del mare, più i 13 metri della torre di Ejer Bavnehøj, dalla cui terrazza sul tetto ho potuto osservare ben mezz'ora di fuochi d'artificio ininterrotti.

La torre è stata costruita nel 1924, per celebrare la riunificazione della parte sud dello Jylland con il resto della nazione, al termine della prima guerra mondiale; da lì si vede una buona porzione del territorio di Skandenborg (ma non fatevi venire in mente cittadine e paeselli..... pensate, piuttosto, a fattorie e gruppetti di case, tutti coperti da una distesa di neve candida ed uniforme).

Ho preso una foto da wikipedia per mostrare la torre..... ma la situazione in realtà era ben diversa, neve, buio ed un vento gelido che portava la temperatura sei o sette gradi sotto lo zero.
Non so per quale motivo i danesi siano così appassionati di giochi pirotecnici.
Già da un paio di settimane prima del fatidico giorno, i giornalini di offerte che i grandi magazzini recapitano direttamente a casa dedicavano pagine e pagine a "straordinarie promozioni" di confezioni enormi di fuochi d'artificio, razzi e tric-trac di ogni genere; il trentuno, poi, c'era addirittura la fila, davanti al botteghino (costruito per l'occasione) di "spaccio".
Tutto per trenta e più minuti di esplosioni, fischi, girandole, cascate di luci... spettacolo al quale ho assistito con tremebonda gioia (tremebonda...... dato il freddo!!!)

parliamo ancora del Natale

Lo so, Natale (anzi, "jule") è passato, ma ci sono ancora due o tre curiosità di cui vorrei parlare.




Innanzitutto, il "Ris á l'amande", tradizionale pudding di riso e mandorle che si mangia la sera del 24 (piccolo inciso: bisogna tenere presente che, da queste parti, il "pasto di festa" più importante è quello della vigilia, lo Julefrokost, seguito solo in seconda battuta dal pranzo del 25). La preparazione non è difficile: bisogna far bollire il riso nel latte e vaniglia, quindi aggiungere mandorle tritate e preparare a parte una salsa di ciliegie. Ciò che rende speciale questo piatto, e che lo trasforma in uno degli appuntamenti più attesi dai bambini (ma non solo.... ho visto persone anagraficamente adulte litigare per causa sua....) è la presenza di una mandorla intera, nascosta all'interno della ciotola. Il fortunato che la troverà.... riceverà un regalo, il "mandelgave" (letteralmente, regalo della mandorla). Nel passato si trattava perlopiù di un animaletto di marzapane, alimento che sembra non mancare mai sulle tavole danesi.


Lo dimostra il fatto che un'altra delle tradizioni irrinunciabili, da tre secoli a questa parte, è rappresentata dalla Kransekage (letteralmente, "torta ad anello"), presente a Natale ma anche in altre occasioni come battesimi o matrimoni. Questo dolce, costituito appunto da tanti "anelli" (concentrici, disposti a formare una cornucopia o artisticamente uniti come la fantasia moderna suggerisce) ha una crosticina dura, ornata con la glassa, ed un interno morbidissimo, di marzapane; parte integrante del dolce sono le bandierine, che non devono mancare e che, anzi, devono essere in gran numero! Un'altra curiosa presenza è quella dei "papiretti" arrotolati, contenenti frasi emblematiche, indicazioni per il nuovo anno, suggerimenti filosofici (ad esempio, io ho trovato che "è meglio un nemico manifesto di un amico falso") o inquietanti domande con le dovute risposte ("Udsender stierner radiobolger? Ja", ossia.... le stelle emettono radiazioni? Si.)

La terza curiosa abitudine è quella di cantare carole. Questo video (lo so, è buio e di qualità scarsa, ma.... ciò che conta, in questo caso, è l'audio) è stato girato durante la cena di Natale. Sessanta persone che, senza aver provato prima, e senza nessuno che si tirasse indietro o trovasse una scusa per non farlo, si sono messe a cantare, accompagnate da un pianoforte, una canzone tradizionale natalizia. Dopo cena, poi, si sono riuniti tutti intorno al grande albero di Natale ed hanno continuato a cantare, augurandosi l'un l'altro "Glædelig Jul!!" Mi chiedo: quando, da noi, si è persa quest'abitudine? E' un gran peccato, perchè è stato un momento davvero emozionante.