domenica 11 dicembre 2011

Babbi Natale, al via!!!





Quanto gli piace il Natale ai danesi!!! Le decorazioni compaiono gia´ a meta´ novembre, e la facciotta rubizza e allegra di Babbo Natale (che qui, bonta´ loro, si porta appresso anche una non ben identificata moglie, una "kvine") spunta un po´ dappertutto, dagli scaffali, dalle vetrine, dalle buste.



Per festeggiare l´inizio dell´avvento, perfino la banca ha aperto le porte offrendo palloncini, popcorn appena tostato e gløg!!!



Dire che il Natale gli piace quasi quanto correre non e´ un azzardo: lo dimostra il fatto che, ogni anno, una decina di giorni prima della famigerata celebrazione si tiene un evento che, secondo me, e´ ancora piu´ atteso: la corsa dei Babbi Natale.



Possono partecipare tutti, a condizione che abbiano un costume da Santa Klaus (i bambini in passeggino e i cani di tutte le taglie sono esentati, e non e´ superfluo dirlo, vista la grande partecipazione degli uni e degli altri!!)

mercoledì 8 giugno 2011

civili per civili

In molti posti d'Italia questo non sarebbe possibile.
Ma ve lo immaginate? Un contenitore di bustine di plastica per raccogliere le "fatte" (non ho mai davvero capito perchè gli scienziati le chiamino così, anche se un paio di idee in merito ce le avrei) quando si porta a spasso il cane sulla spiaggia.
Innanzitutto, dopo cinque minuti le bustine sarebbero finite. Un po' usate per i gavettoni (ricordatevi.... questa struttura sta a tre passi dal mare!), un po' lasciate cadere a terra, tanto per il gusto di vandalizzare la cosa pubblica), un po' finite in mare a simular meduse.
Per non parlare, poi, della delicata struttura in metallo, che cederebbe presto sotto i colpi di un bastone o di un piede scarponato.
A Roma, poi, le obiezioni alla collocazione di un oggetto del genere sarebbero molteplici. Ad esempio: "Anvedi, ahò..... se c'hai un cane te lo devi da ricordà da solo, de portà la bbbbusta" (a Roma amiamo abbondare, con le consonanti, forse per contrappunto a tutte le lettere che ci mangiamo, anzi, magnamo); ma anche: "ma che stai a ddì! Se er cane la fa sulla spiaggia... è tutta natura, se lascia llà, se bbbbbiodegrada!". Salvo poi brontolare pesantemente se, camminando, se ne pista una.
Tutto questo senza un vero perchè, solo per stupidità. Da queste parti, i casi sono due: o la madre degli stupidi sta più attenta.... o ci sono altre cose che gli stupidi amano fare. E chiamali stupidi....

domenica 5 giugno 2011

i bei gusti del Bronzo




Chissà in quale momento della storia i danesi hanno cambiato i loro gusti, in fatto di abbigliamento.


Ad un certo punto deve essere successo, ora ne sono certa. La ragazza di Egtved lo dimostra.


In piena età del Bronzo, 1370 anni prima di Cristo, una ragazza di circa vent'anni indossava un bel completino di corda, ornato da una vistosa cintura con fibbia di bronzo che niente avrebbe da invidiare a quelle create dagli stilisti moderni.


Eppure, malgrado la sua mìse impeccabile, e nonostante avesse accanto a sè una tazza di betulla con succo di bacche e miele, la ragazza non doveva essere granchè felice. Dato che è stata oggetto di un sacrificio rituale.


A Egtved, infatti, si trova la sua tomba, scavata in una collinetta, e ancora si possono vedere la "bara" che la conteneva (un tronco di legno scavato", il suo vestito e le suppellettili. Davvero delle cosine di buon gusto.


Per cui ora, guardando il modo col quale si vestono le donne danesi, non posso fare a meno di chiedermi in quale momento della storia esse si sono convinte che il sintetico è spesso meglio del naturale, che le scollature larghe sono belle sempre e comunque, e che le gonne, così come le maniche, devono finire a sbuffo. Su qualunque corpo.


Povera ragazza di Egtved. Chissà cosa ne penseresti.

sabato 4 giugno 2011

Vattelappesca




Ci deve essere qualcosa che non va, ma io ancora non l'ho scoperto.




Per me, abituata a navigare lungo il Tevere col battello (ecco, quella si che è una cosa che mi manca, della mia vita precedente...) e a mostrare alle persone cumuli e cumuli di immondizia, che si riversano nel fiume dall'argine come un colorato rampicante, e a parlare del degrado delle sponde e di quanto questo sia nocivo per l'ecosistema e per noi stessi.... per me, dicevo, trovare una zona umida, qui in Danimarca, e scoprire che è quasi intatta.... è fonte di incredulità.


Dai, ragazzi, tirate fuori la magagna, ditemelo! Dov'è lo scarico abusivo, lo sversamento di olii o di altre zozzerie? Dov'è la rete per la pesca abusiva, magari di un pesce esotico illegamente introdotto in questo specchio d'acqua? Dov'è il campo coltivato, come quello che si può ammirare all'altezza dell'ansa del Tevere, proprio sotto il viadotto della Magliana (così le polveri sottili ci si depositano meglio, e gli ortaggi hanno più gusto e sono resistenti a tutto, altro che batterio killer!)?


E' vero che, formalmente, quest'acqua appartiene ancora al mare, perchè qui siamo in un posto chiamato Rands Fjord (e quindi, in quanto fiordo, è collegato al mare, anche se da un emissario piiiiiccolo piiiiiiccolo piiiiicolo), ma dalle mie parti non si farebbero scrupoli a "sperimentare" con quanta velocità si può saturare di schifezze e trasformare il colore dell'acqua da blu a marrone. Soprattutto considerato che questo angolo di paradiso non è protetto da cancelli elettrificati, cani ringhiosi, telecamere con carabina incorporata e guardiani ex ergastolani. Qui ci si arriva con cinque minuti di cammino, lungo una strada larga e comoda, dopo aver superato un gentile cartello che chiede solo di tenere al guinzaglio i cani.


Dai, non ditemi che l'unica traccia umana è quella panchina galleggiante per pescatori stanchi!

martedì 24 maggio 2011

scene da Copenhagen


Un "taxi ecologico"? Nella capitale danese c'è. Nel paese delle biciclette, che sono l'unico vero mezzo che si possa spostare nel centro cittadino, e anche poco fuori (ve lo dico per esperienza.... malgrado io sia abituata al traffico romano, non c'è verso di girare in auto per Copenhagen!!), ecco spuntare qualche intraprendente ciclista pronto ad accompagnare i turisti.





Non oso sapere a suon di quante corone. Forse quelle d'oro.


Altre due immagini tipicamente danesi, anche se non peculiari della capitale, sono il camioncino dei salsicciotti (che qui vengono chiamati "polser", anzichè wurstel, forse per via di quella latente ostilità verso i vicini di casa germanici, e quindi il furgoncino si chiama "polservogn") e il camion della Falk.


Il primo si trova praticamente in ogni piazza importante, in ogni punto strategico, e poco importa se si tratta di una città, di una cittadina o semplicemente di un paesello: il pulser c'è.


I mezzi rossi con l'aquila, simbolo della Falk, invece, sono multi-tasking. Hai bisogno di assistenza meccanica? C'è la Falk. Ti senti niente bene? Chiama la Falk. Hai problemi in casa? Puoi provare a vedere se la Falk ti dà una mano.

Solo nelle grandi città, invece, ci sono gli artisti da strada, come questo inquietante e simpatico uomo invisibile. Che riscuoteva molto più successo delle ormai troppo viste mummie dorate e del sempreverde Charlot.




sabato 14 maggio 2011

una rondine proverbiale




"Una rondine non fa primavera", si dice dalle nostre parti.

"Una rondine non fa estate", si dice qui.

In effetti, queste bestioline non potrebbero neanche pensare di arrivare qui a marzo, ancora con la neve, o ad aprile, quando tutti gli alberi sono ancora spogli e confusi dal risveglio.

Le rondini, a queste latitudini, arrivano ora, con le temperature appena appena tiepide e le giornate meno avverse.

Aguzzate la vista: nella foto c'è la coppia che è appena arrivata, oggi, e che ha provato a dare una sbirciata nella mia stanza per vedere se c'era modo di farci il nido.

Si devono sbrigare. Le vedo affannarsi, volare di qua e di là... a dispetto della pioggia che, finalmente, oggi è arrivata. In modo discreto, devo dire: non ha tolto il sole.

storie di casa mia



Questa non è una storia danese. E' una storia che, solo per un caso, sta accadendo in Danimarca. Ma vale la pena di raccontarla.


C'era una volta un seme di melone, caduto per caso in un posto ricco di acqua e povero di intrusioni: un angolo dello scolapiatti.

Il semino, sentendo arrivare gli elementi di cui aveva bisogno per nascere, ossia l'acqua ed il calore, è nato. Ovviamente, non era estremamente forte, tutt'altro, e non ce la faceva a liberarsi dell'involucro ceroso.


C'era - la stessa volta - una mano pietosa la quale, essendosi accorta di questo piccolo miracolo verde, l'ha preso e l'ha messo nella terra.


Ora questo semino sta facendo di tutto per crescere. Ha perfino messo una foglia in più. Ma di liberarsi del guscio... ancora non se ne parla.

Non vi fa tenerezza?