mercoledì 8 giugno 2011

civili per civili

In molti posti d'Italia questo non sarebbe possibile.
Ma ve lo immaginate? Un contenitore di bustine di plastica per raccogliere le "fatte" (non ho mai davvero capito perchè gli scienziati le chiamino così, anche se un paio di idee in merito ce le avrei) quando si porta a spasso il cane sulla spiaggia.
Innanzitutto, dopo cinque minuti le bustine sarebbero finite. Un po' usate per i gavettoni (ricordatevi.... questa struttura sta a tre passi dal mare!), un po' lasciate cadere a terra, tanto per il gusto di vandalizzare la cosa pubblica), un po' finite in mare a simular meduse.
Per non parlare, poi, della delicata struttura in metallo, che cederebbe presto sotto i colpi di un bastone o di un piede scarponato.
A Roma, poi, le obiezioni alla collocazione di un oggetto del genere sarebbero molteplici. Ad esempio: "Anvedi, ahò..... se c'hai un cane te lo devi da ricordà da solo, de portà la bbbbusta" (a Roma amiamo abbondare, con le consonanti, forse per contrappunto a tutte le lettere che ci mangiamo, anzi, magnamo); ma anche: "ma che stai a ddì! Se er cane la fa sulla spiaggia... è tutta natura, se lascia llà, se bbbbbiodegrada!". Salvo poi brontolare pesantemente se, camminando, se ne pista una.
Tutto questo senza un vero perchè, solo per stupidità. Da queste parti, i casi sono due: o la madre degli stupidi sta più attenta.... o ci sono altre cose che gli stupidi amano fare. E chiamali stupidi....

domenica 5 giugno 2011

i bei gusti del Bronzo




Chissà in quale momento della storia i danesi hanno cambiato i loro gusti, in fatto di abbigliamento.


Ad un certo punto deve essere successo, ora ne sono certa. La ragazza di Egtved lo dimostra.


In piena età del Bronzo, 1370 anni prima di Cristo, una ragazza di circa vent'anni indossava un bel completino di corda, ornato da una vistosa cintura con fibbia di bronzo che niente avrebbe da invidiare a quelle create dagli stilisti moderni.


Eppure, malgrado la sua mìse impeccabile, e nonostante avesse accanto a sè una tazza di betulla con succo di bacche e miele, la ragazza non doveva essere granchè felice. Dato che è stata oggetto di un sacrificio rituale.


A Egtved, infatti, si trova la sua tomba, scavata in una collinetta, e ancora si possono vedere la "bara" che la conteneva (un tronco di legno scavato", il suo vestito e le suppellettili. Davvero delle cosine di buon gusto.


Per cui ora, guardando il modo col quale si vestono le donne danesi, non posso fare a meno di chiedermi in quale momento della storia esse si sono convinte che il sintetico è spesso meglio del naturale, che le scollature larghe sono belle sempre e comunque, e che le gonne, così come le maniche, devono finire a sbuffo. Su qualunque corpo.


Povera ragazza di Egtved. Chissà cosa ne penseresti.

sabato 4 giugno 2011

Vattelappesca




Ci deve essere qualcosa che non va, ma io ancora non l'ho scoperto.




Per me, abituata a navigare lungo il Tevere col battello (ecco, quella si che è una cosa che mi manca, della mia vita precedente...) e a mostrare alle persone cumuli e cumuli di immondizia, che si riversano nel fiume dall'argine come un colorato rampicante, e a parlare del degrado delle sponde e di quanto questo sia nocivo per l'ecosistema e per noi stessi.... per me, dicevo, trovare una zona umida, qui in Danimarca, e scoprire che è quasi intatta.... è fonte di incredulità.


Dai, ragazzi, tirate fuori la magagna, ditemelo! Dov'è lo scarico abusivo, lo sversamento di olii o di altre zozzerie? Dov'è la rete per la pesca abusiva, magari di un pesce esotico illegamente introdotto in questo specchio d'acqua? Dov'è il campo coltivato, come quello che si può ammirare all'altezza dell'ansa del Tevere, proprio sotto il viadotto della Magliana (così le polveri sottili ci si depositano meglio, e gli ortaggi hanno più gusto e sono resistenti a tutto, altro che batterio killer!)?


E' vero che, formalmente, quest'acqua appartiene ancora al mare, perchè qui siamo in un posto chiamato Rands Fjord (e quindi, in quanto fiordo, è collegato al mare, anche se da un emissario piiiiiccolo piiiiiiccolo piiiiicolo), ma dalle mie parti non si farebbero scrupoli a "sperimentare" con quanta velocità si può saturare di schifezze e trasformare il colore dell'acqua da blu a marrone. Soprattutto considerato che questo angolo di paradiso non è protetto da cancelli elettrificati, cani ringhiosi, telecamere con carabina incorporata e guardiani ex ergastolani. Qui ci si arriva con cinque minuti di cammino, lungo una strada larga e comoda, dopo aver superato un gentile cartello che chiede solo di tenere al guinzaglio i cani.


Dai, non ditemi che l'unica traccia umana è quella panchina galleggiante per pescatori stanchi!