venerdì 11 dicembre 2009

Assens, la città salvata dal fuoco






Fate un salto indietro nel tempo, di tre o quattrocento anni. Immaginate la Danimarca come una nazione molto attiva, dal punto di vista dei commerci, con lo svantaggio di essere composta da tante isole. Naturalmente, gli "stretti" erano luoghi frequentatissimi: qui i mercanti si riunivano (e costruivano i propri palazzi), e qui i viaggiatori attendevano l'arrivo del traghetto.


Perfino il re, quando doveva spostarsi verso lo Jutland, si fermava qui, e passeggiava lungo la "via occidentale", come si chiama la via principale, quella sulla quale sorgevano - e sorgono ancora - le dimore più grandi, dei ricchi mercanti.



Era facile costruire un villaggio: legno per le mura e paglia per i tetti, e le case venivano su.

Poi, però, c'erano gli incendi, frequenti e terribili, che devastavano e distruggevano.

Assens, città dell'isola di Fiona, per un capriccio del destino benigno, è sempre stata risparmiata. E dire che di fronte al porto c'era anche il forno pubblico, quello del quale si dovevano servire i marinai all'ancora nel porto (ovviamente era vietatissimo accendere fuochi a bordo, anche per cuocere!)


Naturalmente, ora le scuderie sono state trasformate in negozi, le osterie in piccoli, deliziosi localini, le enormi dimore in piccoli appartamenti privati ed i granai si riconoscono solo dalle tracce esterne, dalle carrucole e dagli accorgimenti per tenere le corde distanti dalle finestre ma, allo stesso tempo, pronte a depositare quanto trasportavano.



La vita è comunque andata avanti, in questa che a me sembra una cittadina ma che, paragonata agli altri insediamenti nazionali, è una vera città, con quasi undicimila abitanti, e accanto alle abitazioni di quattrocento anni fa sono sorte nuove forme d'arte, come questa fontana con il bambino ed il geco, e questa creazione che ricorda tanto la situazione economica italiana.... sarà per questo che in Danimarca, pur accettando l'appartenenza alla Comunità Europea, non ci pensano neanche a passare all'euro come moneta nazionale, ma restano saldamente attaccati alle proprie "corone"?








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