lunedì 9 agosto 2010

cinque giorni d'estate


Solo tre mesi (... "e spicci") fa, il mondo qui intorno era bloccato, immobilizzato.... congelato.

La natura tentava faticosamente di sopravvivere, di far passare il tempo in attesa della bella stagione, che sembrava non dovesse mai arrivare.

L'aria era morta, ghiacciata, asettica, priva di odori e di suoni, catturati dalla neve.

Poi, il miracolo, quello di cui si sente sempre parlare, tanto da essere entrato nei luoghi comuni come il "risveglio della natura", ma che non si riesce ad apprezzare, alle nostre latitudini, specialmente in città. Da noi, il risveglio è gioioso ma pigro, lento, può prendersi il suo tempo, perchè sa di avere a disposizione mesi e mesi, da aprile, più o meno, a settembre o, addirittura, ottobre.


Qui in Danimarca no: bisogna sbrigarsi! A giugno era ancora freddino.... e ora, all'inizio di agosto, è freschetto di nuovo. C'è ancora il sole, di tanto in tanto, ma deve faticare a fare capolino tra le nuvole, e per riscaldare ancora un po' l'aria deve fare a cazzotti con il vento che arriva giù dritto da nord o, bene che vada, da nordovest.

Domani sarà l'ultimo giorno di vacanza, per tutti gli scolari danesi, e tra una manciata di ore (perchè sarà così che i giorni passeranno, troppo velocemente) sarà di nuovo freddo. Non è pessimismo, è realismo.

Gli animali lo sanno, le piante anche.

Bisogna sbrigarsi, fare provviste finchè è possibile, correre in cerca di cibo, accumulare energie per i tempi di magra, che saranno lunghi, lunghissimi, se l'inverno sarà come quello che è appena trascorso e che ha fatto paura a tutti.

Per questo, via a mangiare, a riprodursi, a mettere in scena l'estate, che è si breve, ma almeno regala tante ore di luce, col sole che si appoggia sull'orizzonte per qualche ora e torna su di corsa, anche lui, non c'è tempo da perdere.

Un paio di settimane fa, il merlo marcava il proprio territorio cantando nella strana alba rosata delle quattro di mattina.

Adesso, il verdone porta i propri figliolini alla mangiatoia, qui sul balcone, per aiutarli ad accumulare energie e, contemporaneamente, per insegnare loro che, c'è da sperarlo, quando le risorse scarseggeranno qui troveranno qualcosina, lasciato apposta dai "coinquilini grandi".
Da un lato, tremo all'idea che gli animali diventino troppo confidenti, e quindi sono titubante all'idea di farli abituare alla mangiatoia che ho creato per evitare di sporcare troppo (purtroppo... anche io devo fare i conti con la città intorno a me), un po' troppo innaturale; dall'altro, sono felice nel vedere che mangiatoie e posatoi sono talmente diffusi da essere venduti, insieme ai semi, in tutti i supermercati.
L'inverno, almeno per i piccoli alati, non sarà così duro.

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